BISOGNA (Re)AGIRE: CI STANNO RUBANDO LA TERRA E LE SUE INTERAZIONI CON ARIA, ACQUA, CIBO, PAESAGGIO.
In Veneto, allo “stupore fatalistico” e alla “singola” e “isolata” protesta nel vedere in “contesti urbani” il costante arretramento delle superfici naturali, deve subentrare la ricerca coraggiosa e appassionata di nuove “modalità di opposizione” e di “azione politica” che superino i limiti dello “sfogo emotivo” fine a se stesso e la “frammentazione” situazionale o localistica delle rivendicazioni ambientaliste. Ad esempio, a Bassano del Grappa hanno pianificato la cementificazione delle campagne in zona San Lazzaro e i cittadini, giustamente, stanno raccogliendo le firme per una petizione con cui chiedere al comune di non procedere. Il comune, però, non fa altro che applicare una delle sedici “deroghe cementificatorie” previste dalla legge sul suolo della regione Veneto, in base alla quale l’edificazione negli “ambiti di urbanizzazione consolidata” non solo è consentita, ma non viene nemmeno conteggiata come suolo consumato: è una deroga. Dal 2017, anno di entrata in vigore della legge regionale sul suolo, gli esempi di consumo di suolo legittimati e incentivati dalla stessa legge che dovrebbe impedirli si sono moltiplicati. Villette singole trasformate in condomini, nuovi supermercati, nuove lottizzazioni, nuovi capannoni, poli logistici hanno continuato a erodere superfici naturali quasi sempre in ambiti urbanizzati già soffocati dal cemento e dall’asfalto. Le associazioni, i comitati e gruppi di cittadini dinanzi all’ennesimo episodio di “suolicidio” devono cercare di dimostrare come la legge regionale sul suolo raggiunga obiettivi opposti a quelli che indica nelle premesse e in violazione di altre leggi in vigore a protezione delle aree verdi. Dei ricorsi al TAR Veneto sono già stati fatti dal Comitato che si oppone al Maxi-Polo di Casale sul Sile e dal Comitato che si oppone alla ristrutturazione privatistica dell’area della ex-Stazione di Cortina. L’incardinamento di più ricorsi potrebbe indurre il Giudice Ordinario a sollevare la questione di “legittimità costituzionale” della legge veneta sul suolo e nello stesso tempo ci sarebbero le condizioni per chiedere il “ricorso incidentale” alla Corte Costituzionale. A tale scopo Paolo Maddalena, Vicepresidente Emerito della Corte Costituzionale, ha dato la sua disponibilità per la stesura di un eventuale “ricorso incidentale” sulla incostituzionalità della legge veneta.

Eventuali ricorsi contro l’effetto incentivante delle deroghe vanno ancorati alla negligente ed antiecologica prassi amministrativa, consumatrice di suolo, in atto nei nostri comuni, discendente dagli “asset derogatori” riassunti agli articoli 4, 11, 12, 13 della legge sul suolo della regione Veneto che:
accentua e non mitiga gli effetti climalteranti negli habitat antropizzati e priva i cittadini veneti del diritto ad una vita sana;
va contro l’articolo 6 della legge n. 10 del 14 gennaio 2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani;
è in contrasto con i nuovi articoli della costituzione, all’art. 9 che “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e all’art. 41 quando si afferma che il “diritto all’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente”;
è in contrasto con l’art. 2 comma 1 lett. d) della legge regionale n.11 del 23/4/2004 “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio” che prevede “l’utilizzo di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente”;
è in palese contrasto con l’articolo 2 comma 1 lett. h) della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “gli interventi di rigenerazione urbana devono essere finalizzati alla sostenibilità ecologica e all’incremento della biodiversità in ambiente urbano” (in uno con la nuova versione dell’art.9 della Costituzione);
è in palese contrasto con l’art. 3 comma 3 lett. b) della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “sono obiettivi delle politiche territoriali individuare le funzioni ecosistemiche dei suoli anche in ambito urbano e periurbano”;
è in palese contrasto con l’art. 3 comma 3 lett. c) della stessa legge sul suolo della regione Veneto (effetto ossimoro): “promuovere e favorire l’utilizzo di pratiche agricole sostenibili, recuperando e valorizzando il terreno agricolo anche in ambito urbano e periurbano”;
è in palese contrasto con l’art. 3 comma 3 lett. g) della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “ripristinare il prevalente uso agrario degli ambiti a frammentazione territoriale, prevedendo il recupero dei manufatti storici e del paesaggio naturale agrario, il collegamento con i corridoi ecologici e ambientali”;
è in palese contrasto con l’art. 3 comma 3 lett. e) della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “valutare gli effetti degli interventi di trasformazione urbanistico-edilizia sulla salubrità dell’ambiente, con particolare riferimento alla qualità dell’aria e sul paesaggio inteso anche come elemento identitario delle comunità locali”;
è in palese contrasto con il comma 2 lett. a) e il comma 3 dell’art. 9 della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “la giunta regionale incentiva la valorizzazione del verde urbano, degli spazi urbani aperti, pubblici e privati, nonché per la realizzazione di boschi cittadini e interventi volti a favorire l’insediamento di attività agricola urbana e il ripristino delle colture beni terreni incolti, abbandonati e inutilizzati”.
Accanto alla modalità di “lotta ambientalista” di tipo “giudiziario” appena proposta è auspicabile l’affiancamento di una modalità di “lotta ambientalista” più “politica”: la raccolta di firme per chiedere, attraverso un “referendum abrogativo”, l’abolizione delle 16 deroghe della legge regionale nr. 14 del 6 giugno 2017 e una “pianificazione urbanistica” su base “intercomprensoriale e intercomunale” dei quantitativi di suolo consumabile da qui al 2050, senza “nessuna deroga” e il “riutilizzo funzionale” dell’immenso patrimonio edilizio esistente e in disuso visto che il Veneto è la regione con la maggiore superficie di edifici rispetto al numero di abitanti: 147 m2/ab (Ispra 2022).
di Dante Schiavon, associato SEquS.