Chiarimenti e considerazioni sul passaggio al nuovo digitale terrestre per la TV
di Fabrizio Cortesi (Ingegnere, Consulente di strategie aziendali, Ecologista).
Dal 20 Ottobre è partito il c.d. switch-off della TV digitale terrestre, che da qui al 2022/3 porterà, per gradi, tutti i canali ad essere trasmessi secondo il nuovo standard DVB-T2, dopo essere transitati selettivamente per la codifica ad alta definizione HD.
Tecnicamente la nuova TV digitale prevede il passaggio dalla codifica H.264 in favore della H.265. Nella prima fase transitoria, tuttavia, cambierà unicamente il formato delle trasmissioni, da Mpeg-2 a Mpeg-4, oltre che delle bande usate.
Questo cambiamento, presentato dal Governo come evoluzione e miglioramento tecnologico, come già avvenne nel passaggio dalla TV analogica a digitale degli anni 2000, implica in realtà molti disagi, costi e cambi di TV o di decoder, per gli utenti finali, come vedremo dopo, e in realtà nessun vantaggio, anzi peggioramenti generalizzati della qualità/nitidezza e del servizio, soprattutto nelle lunghe fasi transitorie e nell’implementazione italiana. Parliamo di oltre 15 milioni di televisori potenzialmente da cambiare e milioni di decoder esterni da aggiornare, con enorme impatto ambientale.
Perché avviene questa transizione e a chi giova quindi, per davvero? Ecco la mia lista, in ordine decrescente:
1) Anticipo subito che la “colpa” di tutto il trambusto questa volta è degli operatori di telefonia mobile e del 5G che, da norma europea decisa nel 2018 (5G action plan) ma implementata da adesso in Italia e in seguito all’esito della ricchissima asta (6,6 miliardi) per lo Stato, si potranno avvalere anche della banda pregiata e ambita 694-790 Mhz per le proprie trasmissioni a lungo raggio di copertura e nelle zone rurali, con evidenti efficienze di implementazione. Questa banda però era attualmente utilizzata dalla TV digitale di prima generazione, e va quindi liberata entro giugno 2022, peraltro per una tecnologia radiomobile di cui oggettivamente gli utenti finali non hanno capito ancora bene cosa farsene (e forse neanche gli operatori), ad oggi, e che a sua volta richiederebbe cambiare telefoni.
2) I rivenditori e produttori di decoder, TV, registratori e accessori, i tecnici installatori sono presi d’assalto dagli utenti in panico, e stanno facendo da mesi affari d’oro
3) Gli operatori TV, che tutto sommato questa volta subiscono l’operazione, si ritroveranno meno banda di trasmissione, e dovranno quindi adottare forme di compressione più spinte per farci stare tutti i canali di prima; per la loro avidità di avere sempre più canali (spesso inutili), li trasmetteranno con rapporti di compressione di segnale molto spinti sui multiplex, di fatto riducendo la qualità finale di ricezione, o comunque non migliorandola rispetto a prima. Nelle lunghe fasi transitorie spesso la qualità addirittura peggiora, anziché migliorare o restare invariata.
4) Per gli utenti finali, come al solito, nessun vantaggio, ma semmai la grana dei costi per cambiare i propri televisori o decoder, l’aggiornamento, la risintonizzazione dei canali, la complessità di gestire un nuovo sistema (pensate alle persone anziane), una qualità e copertura di segnale che, soprattutto nelle fasi di transizione sarà addirittura più scadente (cosi com’era successo nella transizione dall’analogico al digitale), possibili zone buie. I resoconti di test in campo fatti in questi giorni con apparecchiature professionali danno un quadro sconfortante del decadimento di qualità che ci sta regalando il tanto decantato (dal MISE) switch-off, a causa delle compressioni alle stelle scelte sui Multiplex per trasmetterci tanti canali.
5) A perderci più di tutti, come al solito, è l’ambiente, e quindi di nuovo, tutti noi e la biodiversità, nel nome di un velleitario progresso che in realtà ci porta sempre più indietro: l’ambiente è sempre trascurato dai governi, e da certe policy che paiono davvero stridere e sono contraddittorie con le sbandierate politiche dei green new deals, della riduzione dei rifiuti, dell’economia circolare: l’impatto di questa devastante transizione di TV digitale 2.0 sarà come al solito pesantissimo, con una mole ingestibile di apparecchi consegnati nei centri di raccolta se va bene, scaricati nell’ambiente in tanti altri casi. Il loro riciclo reale sarà tutto da verificare, dati i milioni di apparati da sostituire, sia lato utente finale, sia guardando gli apparati degli operatori TV da aggiornare e cambiare. I consumi energetici saliranno ulteriormente. Ricordo che il messaggio statale dietro tutta l’operazione è quello della rottamazione con bonus: il bonus serve a compensare (di poco) l’obbligo di acquisto in seguito al nuovo sistema, ma serve anche da incentivo alla “Rottamazione”: un termine orrendo, che evoca violenza distruttiva, è anti ecologico, ma usato sempre dal marketing (pensiamo alle auto) per indurre il consumatore a desiderare un nuovo prodotto, gettare via il vecchio (incurante di dove vada a finire), generare insoddisfazione per le cose vecchie, che devono sempre evolvere: qui la cosa è ancora più grave perché il prodotto da cambiare non era né vecchio, né guasto: è sufficiente aver acquistato un televisore anche solo nel 2018 perché questo possa non essere compatibile col nuovo standard DVB-T2 e quindi essere diventato obsoleto, per pura scelta tecnica e politica italiana.
E ribadisco, scelta ITALIANA, per spiegare che spesso, tecnologie e standard apparentemente migliori, ma implementati e guidati da visioni limitate, sbagliate, incuranti degli impatti ad ampio spettro, talvolta asservite a certa industria, e vocato soltanto alla crescita del PIL, non del ben-essere, portano a peggioramenti generali, non a progressi. A me pare questo il caso della TV digitale italiana, di versione 1 e 2.
Infatti, vorrei chiarire che il famigerato switch-off di Ottobre NON è imposto dall’Europa, come molta politica si è affrettata ad affermare per discolparsi dai disagi di questa operazione: la Commissione Europea ha riallocato una parte della banda dei 700 MHz al 5G mobile entro il 2022, ma nulla ha specificato agli operatori TV su quale compressione dei segnali TV e codifica adottare sulle bande residue: la scelta caduta su Mpeg-4 e sul rapporto di compressione è tutta italiana, e da lì deriva la qualità presumibilmente bassa che avremo con la fantomatica nuova TV digitale, che permetterà alle emittenti di comprimere i troppi canali presenti in meno banda radio.
La domanda da porsi è poi se davvero servano le centinaia e centinaia di canali, molti dei quali locali, che trasmettono per il più del tempo contenuti davvero infimi, se non inutili: tutto ciò sottrae banda ai canali più istituzionali, che dovrebbero a loro volta alzare il livello dei propri contenuti, e che potrebbero avere a disposizione più banda per trasmettere con maggiore qualità, per la quale ci è richiesto anche un canone.
A livello generale, tutta l’operazione va contro i criteri ambientali e della parsimonia di consumo energetico: lo stesso 5G è una intera rete aggiuntiva (moltiplicata per il numero di operatori in servizio) che va ad aggiungere milioni di Watt di energia elettrica assorbita, alle già energivore reti preesistenti. Avere centinaia di canali TV, televisori tipicamente più grandi (per apprezzare l’alta definizione teorica promessa), decoder esterni aggiuntivi, aggraverà i consumi energetici e i costi delle famiglie. Non che l’alternativa delle web TV (Netflix & C.) e della TV streaming risolvano il problema, essendo enormemente energivore anch’esse.
Perché lo Stato, il Mise, il Ministero della “Transizione Ecologica” non hanno spiegato bene che non tutti i televisori sono da sostituire nella prima fase? Molte famiglie si sono affrettate alle sostituzioni, quando una TV solo in HD (ma non DVB-T2) può benissimo ricevere i canali (anche Mpeg-4) in questa fase di transizione, al più solo risintonizzando i canali, e richiederà il decoder esterno soltanto quando ci sarà il passaggio al DVB-T2 previsto da metà nel 2022 (data del passaggio della banda assegnata al 5G), ma probabilmente ben oltre, oltre che frequenti risintonizzazioni dei canali nel frattempo.
Perché i dipartimenti tecnici e ambientali statali non hanno chiesto all’industria di progettare decoder che fossero compatibili anche con i televisori non HD, in modo da evitare di cambiarli, quando a maggior ragione si sarebbe dovuto sapere che la qualità finale dell’immagine con l’implementazione italiana super compressa del nuovo sistema di fatto non migliorava nemmeno?
Mentre attendiamo risposte che non arriveranno su queste domande, io intanto sto cercando di convincere mia moglie a rinunciare definitivamente alla TV, ma già so che la partita sarà difficile.