Considerazioni su “Istruzione e merito” e sull’uso delle parole

In un paese dove le disuguaglianze sono sempre più prevalenti, sentire parlare di “Merito” proprio nel nome del neo ministero dell’istruzione induce davvero molti dubbi sul reale intento dell’uso di tale parola da parte del nuovo ministro dell’Istruzione G. Valditara, nonchè sul rischio di discriminazioni.


Come osserva saggiamente l’autore dell’articolo del FQ da cui prendiamo spunto e riportiamo sotto, infatti, “La meritocrazia, secondo la Scuola di Barbiana/don Lorenzo Milani “fa le parti uguali tra diseguali” (Lettera a una professoressa), approfondendo le distanze e la diseguaglianza. ………………. Il bambino ricco avrà più opportunità di un bambino povero e avrà meriti maggiori perché dispone di strumenti più adeguati. Il merito che premia il primo condanna il secondo perché non meritevole, cioè colpevole. Tutti i grandi pedagoghi e maestri sani di mente sono contro la meritocrazia, a scuola, nel lavoro, nella società perché mette in moto la competizione e non la collaborazione con l’esito finale che ognuno lotta per sé contro gli altri per avere un bene personale immediato e non per collaborare con tutti per un bene superiore come è il “bene comune”, dentro il quale c’è ampiamente compreso il bene personale (cfr. il noto pedagogista Daniele Novara).”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/25/istruzione-e-merito-sono-allibito-dalla-disinvoltura-di-chi-giura-sulla-costituzione/6849755/

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