Coronavirus – Che la pandemia ci svegli
di Jacopo Rothenaisler
La pandemia accelera la Storia
Ci sono periodi più densi di cambiamenti. Guerre, disastri ambientali, pestilenze, hanno il potere di far accelerare la Storia. Ai cittadini, tutti tesi a garantire per sé e i propri cari un livello di sopravvivenza accettabile per il post disastro, può capitare di non rendersi esattamente conto della natura dei provvedimenti che i Governi prendono per far fronte all’emergenza. Ma, anche se è molto difficile conservarsi lucidi, proprio in questi tempi difficili non dovremmo abbassare la guardia. Perché il mondo politico, tutto, ha sempre cercato di trarre dagli eventi catastrofici il massimo vantaggio, per sé stesso e non certo per i cittadini.
Gli insegnamenti del secolo passato
Basta dare un’occhiata alle molte misure economiche e politiche prese in tempo di emergenza nell’ultimo secolo per capirlo. Dal punto di vista politico l’emergenza è sempre stata una tragedia. Sono stati interventi di emergenza politica quelli che hanno portato al potere Benito Mussolini, instaurato le dittature totalitarie di Hitler in Germania, Franco in Spagna, Perón in Argentina, dei militari in Grecia, Cile e in altri numerosi sventurati Paesi. Nell’emergenza si osano passi impraticabili in tempi normali, così oggi Viktor Orbán spaventa l’Ungheria e una inerme Europa con i pieni poteri. E noi italiani non dovremmo ignorare che “la dittatura senza maschera” (la definizione è del leader socialista Bertalan Tóth) ha trovato apprezzamento nei nostri Salvini e Meloni.
Sul fronte economico non si è andati meglio. Gli interventi di finanziamento si sono spesso tramutati in inganni e ruberie, mentre quelli di tassazione spesso sono rimasti in vigore sopravvivendo all’emergenza, come per esempio i finanziamenti a causa della guerra d’Etiopia (1935-1936), della crisi di Suez (1956), dell’alluvione di Firenze (1966), del disastro del Vajont (1963) o del terremoto dell’Aquila (2009), cinque delle 17 accise che tutt’ora paghiamo sui carburanti.
Non possiamo ovviamente sottrarci alle conseguenze della pandemia scatenata dal virus Covid-19, ma dobbiamo essere consapevoli della fragilità dei sistemi democratici e dei rischi insiti nelle disposizioni relative all’emergenza, allo stato d’eccezione, e sorvegliare che restino nell’alveo del nostro diritto costituzionale. Trasparenti e improntati alla giustizia sociale.
A cominciare dalla ripartizione delle risorse che verranno stanziate e dai sacrifici che verranno chiesti ai cittadini.
La ripartizione delle risorse e dei sacrifici
Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse è tempo di smettere di far finta che gli ultimi non esistono o che lo sono per loro responsabilità, e di mettere al centro delle politiche di sostegno (come fanno i Paesi del Nord Europa) i cittadini e non le imprese. Per quanto riguarda i sacrifici che dovremo inevitabilmente fare è tempo di ricordare a noi stessi e ai nostri parlamentari l’articolo 53 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Ed aggiunge: Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” Altro che flat tax!
Non solo rischi politici ed economici
La pandemia dell’anno 2020 non porta però con sé solo rischi di carattere economico e politico, o, per meglio dire, quelli di carattere politico hanno anche un risvolto meno visibile alla maggioranza dei cittadini, ma molto più insidioso.