Cosa ci dice il 9 in condotta allo studente che ha sparato alla professoressa?


Il “capolavoro”, insieme ad altri compagni, ha impallinato la sua prof. di scienze alle spalle, facendosi orgogliosamente riprendere da loro col telefonino (che sarebbe vietato in classe, le pistole pure), col risultato di essere promosso con un bel 9 in condotta, assegnato, pare, per non abbassare loro troppo la media. Tutti promossi col 9, insomma.
Solo sotto pressione mediatica è poi intervenuto il ministero proprio negli ultimi giorni, abbassando il voto del principale responsabile a 6, dei complici a 7, ma sempre un voto di sufficienza, perché diversamente sarebbero stati bocciati, non sia mai.
Lascia a dir poco allibiti una scuola che dà questa immagine di sè e anche dell’apparente silenzio e della mancata solidarietà verso la prof. da parte dei suoi colleghi e della preside dell’istituto teatro dell’increscioso episodio.
Come possono passare anche solo col 6, voto sufficiente, ragazzi che hanno violato tutte le regole di base dello stare in comunità, in classe: correttezza, disciplina, lealtà, impegno: e’ inquietante che un consiglio di classe trascuri questi criteri e assegni 9 a questi ragazzi, forse solo per non “rovinare loro la media”?
Ma a cosa può servire avere una media alta se poi sei un delinquente e un maleducato? E una scuola con tale livello di indulgenza?
Quale modello educativo può voler trasmettere un consiglio di classe che opera in questo modo, indulgendo su un atto così sprezzante e strafottente, al punto dal far pensare che allora si possa compiere qualunque gesto perchè tanto la sua gravità non sarà mai rapportata ad alcuna conseguenza, non causerà mai nessuna punizione?
Cesare Beccaria auspicava una adeguata pena per il reato commesso rispetto all’utilità che la società può ricavarne. Forse i colleghi della professoressa e la preside questo insegnamento se lo sono dimenticato.
Premesso che a mio avviso, anche il 6 è un voto eccessivo per il gesto commesso dai ragazzi, è altresì inquietante apprendere che, non contenti della bravata del figlio, i genitori di questo ragazzo hanno addirittura minacciato la stessa professoressa, di querela per diffamazione , intimandole di non proseguire con dichiarazioni che danneggino l’immagine del figlio, assicurando che il loro pargolo si era già scusato con la professoressa: qua perdiamo proprio ogni speranza.
La scuola italiana dovrebbe passare attraverso una profonda revisione, anche dei valori, trasmessi e imposti dal corpo docente, troppo spesso disattento o intimorito dalla conseguenze di loro possibili condotte o prese di posizione troppo severe.
Ma se abdichiamo anche di fronte a dei ragazzi che, tra tanti altri episodi gravi di bullismo e vandalismo tra i giovani italiani, sparano dei pallini in faccia ad un’insegnante con una pistola, dove vogliamo andare? Che futuro perseguiamo?
Occorre quindi pretendere il ritorno di un ruolo educativo, in primis delle famiglie, troppo spesso distratte, lontane, assenti, ma anche dell’istituzione scolastica, del corpo docente e di quello direttivo.

Fabrizio Cortesi

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