Cosa ci sta dicendo il fiume

L’altra sera ho partecipato all’incontro alla Battellieri Colombo sulle condizioni del nostro fiume. La gran parte dei partecipanti erano pavesi che il Ticino lo conoscevano a fondo ed erano tutti amanti del fiume. La serata è stata ben preparata con una documentazione efficace che poneva in evidenza le varie criticità del nostro fiume: portata, navigabilità, sponde, sentieri, degrado, pulizia e verde pubblico. Il Ticino è certamente in grande sofferenza, penso però che la sua malattia venga da lontano, chi lo ascolta con attenzione capisce che il suo è un grido di dolore: ci dice che il tempo è scaduto, che non basta tagliare l’erba sulle rive, risistemare le staccionate, raccogliere la spazzature lungo i sentieri, sistemare i cumuli di sabbia, pensare agli interventi per mettere in sicurezza il Borgo Basso, ben inteso tutte cose necessarie, ma la questione è più profonda.
Il fiume “azzurro” fino a qualche decina di anni fa era animato come una località di mare, le sue spiagge vissute come se si fosse nella riviera ligure e la stagione durava da giugno a settembre: un paradiso di bagni e socialità; ora i pavesi si guardano bene dal bagnarsi e neppure pongono la questione dell’inquinamento delle acque tra i problemi da affrontare, come se ci si fosse arresi alla sua impraticabilità. Il fiume ci sta dicendo che la crisi ecologica è qui, adesso e non fra dieci, venti, trent’anni e che per ridurne i fattori è necessaria una vera rivoluzione culturale: non bastano la tecnologia o le politiche economiche. Il fiume ci sta dicendo che tutto ciò che è nell’universo non è stato creato solo per l’uomo e per i suoi bisogni (antropocentrismo), ma che tutti gli esseri viventi hanno lo stesso diritto a esistere, a svilupparsi e a esprimersi con autonomia (biocentrismo). Il fiume ci chiede di cambiare il sistema dei valori e degli stili di vita consumistici, che l’economia solo finalizzata alla crescita del prodotto interno lordo ci sta portando fuori strada e dobbiamo ritrovare la compatibilità con i processi chimici per mezzo dei quali le piante verdi convertono l’anidrite carbonica in altre sostanze (fotosintesi clorofilliana). Ci suggerisce, frequentandolo, di risvegliare in noi la dimensione della meditazione, dell’osservazione, della convivialità, della sobrietà perché la natura come ecosistema non riesce più a stare al passo con i desideri e le aspettative degli esseri umani. Ci chiede di risparmiare le risorse, di riciclare, di produrre i beni necessari e non merci solo per il gusto di consumare. Insomma ci chiede un nuovo stile di vita.
Di Costantino Leanti, associato SEquS