Gli oceani scottano tanto quanto sette bombe atomiche🛑

DI LUCA MERCALLI
16 GENNAIO 2022 – dal FQ


In Italia – In una stagione finora modesta quanto a freddo e neve, con temperature sopra la media di circa 1 °C a scala nazionale, cenni d’inverno sono arrivati nell’ultima settimana al seguito della depressione “Doreen” in rotta dal Mare del Nord al Mediterraneo orientale. Tra domenica 9 e lunedì 10 gennaio nevicate hanno imbiancato le coste romagnole (5 cm a Rimini, succede quasi ogni anno) e le colline dal Chianti al Foggiano, ma nella notte tra martedì e mercoledì spruzzate di neve hanno sfiorato anche Roma. Sotto un freddo vento di grecale il cielo rasserenava poi in tutta Italia, con temperature minime tra -7 °C e -10 °C nelle pianure e conche più gelide del Settentrione, ma tra venerdì e ieri un tiepido anticiclone ha già riportato anomale atmosfere primaverili in montagna al Nord. I monitoraggi Ingv ed Enea dicono che la temperatura dei mari Ligure e Tirreno è aumentata di 0,6 °C dal 1999, rendendo il Mediterraneo tra i mari soggetti a più rapido surriscaldamento al mondo nel quadro dello studio Another Record: Ocean Warming Continues through 2021 despite La Niña Conditions, su Advances in Atmospheric Sciences: gli oceani globali non hanno mai contenuto tanto calore come nel 2021, con un incremento rispetto al 2020 equivalente all’energia rilasciata da sette bombe atomiche al secondo per tutto l’anno! L’emergenza climatica incalza, eppure i ministri Cingolani e Giorgetti, anziché imboccare strade virtuose e convenienti a lungo termine tra efficienza energetica e fonti rinnovabili, contano di affrontare il caro-bollette raddoppiando l’estrazione di gas italiano – le cui riserve certe corrispondono ad appena sei mesi di nostri consumi – senza alcun beneficio per cittadini e imprese e con un danno ambientale a causa delle emissioni-serra.
Nel mondo – La notizia più preoccupante dall’Australia non è tanto l’affaire Djokovic, quanto i 50,7 °C registrati giovedì a Onslow, sulla costa nord-occidentale, che eguagliano il record assoluto di caldo per tutto l’emisfero meridionale del 2 gennaio 1960 a Oodnadatta, sempre nel continente australiano. Tuttavia il valore attuale, registrato in un luogo di solito mitigato dall’Oceano Indiano, assume una maggiore eccezionalità rispetto al precedente, relativo a un arroventato deserto interno, lontano dal mare. Prosegue la calura storica pure in Sud America, dove Buenos Aires è giunta venerdì a 41,5 °C, secondo valore più elevato in oltre un secolo dopo i 43,3 °C del gennaio 1957, e da settimane la città soffre ripetuti blackout a causa della straordinaria domanda elettrica per il rinfrescamento degli edifici. Anomali diluvi e inondazioni invernali in Norvegia intorno a Trondheim e sui Pirenei francesi, a Tolosa la Garonna ha raggiunto i massimi livelli dall’evento del giugno 2000, strade e ferrovie interrotte. Continuano le alluvioni nello stato brasiliano di Minas Gerais, almeno 15 vittime e timori per il possibile cedimento di una diga, allagamenti anche in Tessalica (Grecia), nonché alle isole Fiji al transito della tempesta tropicale “Cody”, mentre intense nevicate insistono in Giappone dove lo spessore nevoso totale tocca i 330 cm presso la città costiera di Aomori (il record fu però di 566 cm nel 2013). Secondo Nasa e Noaa l’anno appena concluso è stato il sesto più caldo al mondo con 1,1 °C sopra la media di fine Ottocento, e tutti gli otto anni più roventi in almeno un secolo e mezzo si sono concentrati dal 2014 in poi. Impressionante dicembre 2021 negli Usa, di gran lunga il più caldo mai registrato con quasi 4 °C di troppo. La Terra scotta, e Lufthansa annuncia che, pur di non perdere i diritti di decollo e atterraggio negli aeroporti in base alle folli regole del mercato aereo, farà volare a vuoto 18 mila velivoli altrimenti fermi per la crisi Covid. Voli senza ritorno… verso l’abisso climatico.

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