Il greenwashing dell’industria degli allevamenti intensivi e del “biogas”
Così l’industria della carne vorrebbe dipingere di verde il proprio inquinamento e l’insostenibilità del sistema produttivo.
Ecco il commento di F. Girardi (presidente ASA e associato SEquS) al contenuto del seguente articolo, riportato nel finale.
“Nel caso di piccole aziende agricole la possibilità di “incentivare” la digestione anaerobica riduce l’immissione di nitrati in falda e aumenta la qualità del fertilizzante naturale da riutilizzare in agricoltura.
Piccole aziende che possono dunque diventare autosufficienti e aumentare il loro reddito risparmiando soldi dal prelievo di energia elettrica e dall’acquisto di fertilizzanti chimici autoproducendosi l’una e gli altri. Nel caso di grandissime aziende che fomentano a riproduzione delle mucche e le costringono a piccoli spazi il letame prodotto non può essere mai proporzionale ai terreni di proprietà della mega azienda industriale agricola quindi l’inquinamento delle falde resta anche dopo il trattamento che non sarà dunque mai finalizzato all’autoproduzione di energia e di fertilizzanti “biologici” dagli scarti agricoli, ma solo alla speculazione energetica non potendo di fatto in questi casi vista anche la scarsa efficienza energetica di questi impianti, soddisfare il fabbisogno energetico della mega industria nè rispettare i limiti naturali di ricevibilità e assorbimento dei suoli aziendali della ingente mole di scarti digeriti in uscita”
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