Insostenibilità dei Jova Beach Parties: dov’è la politica? E certe associazioni ambientaliste?

È qui la festa ?
Si!!!!!

Uno splendido fratino con il suo pulcino nelle spiagge dei concerti


Si ma a determinate condizioni… Non vale più lo slogan che il ragazzotto , Lorenzo Cherubini, inneggiava nel lontano ’88.
Le cose sono cambiate sicuramente nella carriera e nel percorso dell’artista, ma soprattutto nel rapporto di gestione delle risorse del pianeta in un momento così emergenziale.
Chiariamo da subito un paio di concetti molto importanti perché non vogliamo assolutamente essere fraintesi.
Non siamo contro i concerti per carità. Siamo cultori noi stessi della musica. Come non siamo contro l’aggregazione (giovanile o no), e i momenti di coinvolgimento in un impeto di “gioia collettiva”, perché il mondo ne ha decisamente bisogno.
Ma a tutto ci sono limiti e condizioni da rispettare. Vale per le situazioni professionali come per feste come questa, dove si rischia di incorrere in gravi danni collaterali verso un “patrimonio collettivo”.
Il caso di Fermo, dove si è svolta una delle ultime tappe del Jova Beach Party 2022, è indicativo di una problematica ricorrente e non limitata al singolo caso, e che si aggiunge alla tappa disastrosa sul piano ambientale di Marina di Ravenna, dove per fare posto al palco si è deciso di ricorrere al taglio selvaggio un filare di 65 metri di tamerici.
Grave inoltre l’assenza di prese di posizione nonostante gli appelli e le denunce dei tanti gruppi ambientalisti sparsi in Italia, a differenza del WWF che invece questo evento lo ha sorprendentemente ben accolto e sponsorizzato addirittura a nome della sua presidente. A questo proposito vi suggeriamo di toccare con mano il livello di narrazione a cui si spinge la presidente del WWF D. Bianchi per avallare l’evento: non ci sono parole. https://youtu.be/TEGu-2EIcRY
Il caso di Fermo però come dicevamo si presenta con una gravità ancora maggiore in quanto coinvolge per la seconda volta e per lo stesso motivo , la spiaggia di Casablanca denominata “Area del Fratino”. Proprio come nel 2019 , sempre per lasciare spazio all’allora prima edizione del JBP, si è dato il via libera alle ruspe per distruggere l’area dunale e dare spazio a 30 mila persone in quella che era definita originariamente un’area interdetta al passaggio pedonale. Per non parlare delle aree di nidificazione degli uccelli, del fratino, delle tartarughe.
Difficile quindi rimanere impassibili di fronte all’appello del Comitato TAG Costa mare di Fermo, che sottolinea come un “evento privato come questo utilizzi suolo demaniale a fini commerciali, gravando sul patrimonio naturale dell’area”.
Se non è danno erariale e ambientale questo, cosa dovrebbe esserlo ?
Ancora più grave comunque rimane il silenzio delle tante forze politiche che si dichiarano sentinelle ed alfieri delle problematiche della tutela ambientale. Forse sono rimaste troppo impegnate a combattere l’abuso dei “coriandoli di plastica” in feste pubbliche e private come questa , o per la ridefinizione della ennesima pista ciclabile. Ma tacciono miseramente di fronte ad eventi eclatanti come questo , forse anche per non recare dispiacere a finanziatori e sponsor che sono altresì società partecipate comunali di una certa rilevanza. Di sicuro il Jova Beach si somma ad episodi rimasti ormai nella storia come la semi distruzione di Venezia nella estate dell’89 a seguito del concerto-evento dei Pink Floyd.
Non ce ne vogliano il Sig. Cherubini né i cultori del pop. Non siamo in cerca di paragoni impropri ma è solo per dire che passano comunque gli anni e pur cambiando stili musicali e tipologie di evento, le responsabilità su danni collaterali restano comunque le stesse.

Chiediamo quindi una maggiore responsabilità anche da parte delle star e gli artisti stessi nel valutare come il processo creativo si possa sposare con l’utilizzo di spazi che oltre pubblici restano naturalistici e pertanto destinati non solo all’entertainment ma all’equilibrio primario delle biodiversità. Ma soprattutto, auspichiamo una molta maggior responsabilità, lungimiranza, professionalità nelle valutazioni di impatto ambientale prima di rilasciare qualunque permesso per eventi di questa portata, evitabilissimi se fatti in questo modo e magari invece programmabili dentro a uno stadio.

Dal Direttivo di SEquS.

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