LA DEROGA CHE “CONSOLIDA” IL CONSUMO DI SUOLO
Gli “ambiti di urbanizzazione consolidata” sono, in base alla definizione dell’arte. 2 della legge sul suolo della regione Veneto, “l’insieme delle parti di territorio già edificato, comprensivo delle aree libere intercluse o di completamento destinate dallo strumento urbanistico alla trasformazione insediativa”. Nello schema contenuto nell’allegato B della legge veneta si vede bene come all’interno di tale perimetro urbanizzato si possano inserire nel Piano degli Interventi, a saturazione degli “spazi liberi” sopravvissuti alla “razzia della rendita fondiaria”, sia “l’espansione”, sia il “completamento residenziale e produttivo” (capannoni) e che, “dulcis in fundo”, i metri quadri occupati non debbano essere conteggiati come consumo di suolo. La legge, anziché, con maledetto ed estremo ritardo, creare “oasi vegetali” nei pochi “spazi verdi liberi rimasti” dei nostri centri abitati, compie un’operazione “suolicida”, del tutto indifferente ai dati contenuti anche nel rapporto Ispra 2021.
Nel rapporto Ispra 2021 infatti si legge: “il consumo di suolo è più intenso nelle aree già molto compromesse. Nelle città a più alta densità, dove gli spazi aperti residui sono limitatissimi, si sono persi 28 metri quadrati per ogni ettaro di aree a verde nell’ultimo anno”. Si ignora colpevolmente come le aree verdi, in cui la componente arborea sia predominante, moderano le temperature fornendo ombra, raffreddando l’aria e contribuendo così a mitigare le “isole di calore”. Sempre nel rapporto Ispra 2021 si legge inoltre che “le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori”.
La legge veneta, anziché bloccare il nuovo consumo di suolo nei centri urbani collassati da cemento e asfalto, ha creato una nuova classe urbanistica denominata “ambiti di urbanizzazione consolidata”: una specie di “zona franca urbanistica” nel territorio metropolitano urbanizzato. Si tratta, in tempi di “cambiamenti climatici” e dei loro “effetti”, di una autentica “deroga climalterante”, ma state preoccupati perché ce ne sono poi altre 15 nelle legge veneta sul suolo i cui effetti, cumulati fra loro, devono spingere ambientalisti e politici illuminati a chiederne l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale.
Gli estensori politici di questo gattopardesco modo di legiferare hanno creato il meccanismo di un videogame che potremmo chiamare “la deroga che consolida il consumo di suolo” e che si sviluppa su 3 livelli: vince chi riesce ad aggirare lo spauracchio dell’arresto del consumo di suolo. Primo livello: si può consumare suolo negli “ambiti urbanizzati consolidati”. Secondo livello: non si conteggia come suolo consumato il consumo di suolo all’interno degli ambiti urbanizzati consolidati. Il terzo livello è il più infido e per descriverlo cito il caso di un comune nella provincia di Verona, il quale, dopo aver recepito la norma regionale sul suolo da consumare e adottato la relativa variante urbanistica, amplia il perimetro dell’ambito urbanizzato consolidato inserendo nel PAT nuove dodici aree da cementificare di cui otto con significativa vocazione agricola: game over!
Le deroga sul consumo di suolo negli “ambiti di urbanizzazione consolidata” è uno dei 16 capitoli (deroghe) di cui si compone la retorica narrazione di una falsa lotta a difesa di una risorsa non rinnovabile come il suolo, una risorsa che ci aiuta a combattere le “isole di calore”, gli “allagamenti” e la trattenuta ecosistemica di un’altra risorsa vitale come “l’acqua”.
La legge veneta sul suolo è un fake, ma in troppi fanno finta di non saperlo.
Schiavon Dante