La politica non può dimenticare il cibo

Nei dibattiti pubblici che stanno animando questa fase della pandemia, il tema del cibo e dei sistemi alimentari viene clamorosamente (e inspiegabilmente) snobbato. Lo stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza glissa sulle politiche alimentari che dovrebbero garantire un cibo salubre per chi lo consuma, adeguatamente remunerativo per chi lo produce e sostenibile per tutti.

Eppure la crisi pandemica ha messo a nudo, nelle filiere alimentari, tutte le criticità esistenti e ne ha create tante altre, non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale. E perciò più che mai avremmo bisogno di una profonda riflessione per affrontare e a risolvere i grandi nodi che attualmente attanagliano il sistema alimentare del Paese e che sono in qualche modo connessi fra loro.

A cominciare dall’accesso al cibo che ha visto un peggioramento significativo dei dati relativi all’insicurezza alimentare in tutto il mondo e l’Italia non fa eccezione. Il diritto al cibo troppe volte viene dato per scontato, sostenuto più nelle dichiarazioni che nei fatti, dal momento che nella realtà lo vediamo minacciato sempre più spesso e per fasce sempre più ampie della popolazione. E non si tratta solo di provare a garantire a tutti un piatto quotidiano, opera tra l’altro portata avanti meritoriamente da diverse organizzazioni di volontariato, ma di assicurare a tutti una corretta alimentazione, per qualità e disponibilità, non più svincolata dalle politiche sanitarie.

In questi mesi di restrizioni e limitazioni delle attività lavorative, abbiamo avuto la possibilità di renderci conto di quanto sia centrale l’agricoltura nella produzione del cibo, e quindi nella vita di tutti noi. Così come è evidente ormai il ruolo fondamentale dell’agricoltura nella transizione ecologica, attraverso la riduzione delle emissioni (e l’assorbimento) di CO2 e la tutela della biodiversità. Tuttavia gli agricoltori italiani non vedono affatto migliorate le proprie condizioni di vita, in quanto alla debolezza strutturale che li sottomette alle logiche delle industrie alimentari e della GDO si sono aggiunte le limitazioni legate al contenimento del Covid-19. Perciò occorre ripensare la funzione dell’agricoltura in un’ottica complessiva all’interno dei sistemi alimentari. Tanto per dare un’idea della rilevanza che viene data attualmente all’agricoltura, al di là dei proclami, nel PNRR la voce ‘Agricoltura sostenibile’ impegna risorse per 1,8 miliardi ovvero lo 0,8% degli investimenti complessivi del Piano. Inoltre non sono previste azioni specifiche per preservare la biodiversità, l’unica vera leva che potrebbe sottrarre le aziende agricole da un meccanismo competitivo che le vede perennemente soccombere sui mercati globalizzati. Tra l’altro la biodiversità gioca un ruolo ambientale decisivo sui fattori in grado di limitare l’insorgere di epidemie e pandemie

La sensazione è che manchi una visione capace di coniugare tutti gli aspetti connessi al cibo e all’alimentazione, con le grandi problematiche che vengono affrontate in modo estemporaneo così come si presentano. Gli stessi Distretti del Cibo, che allo stato attuale vengono presentati come la punta più avanzata del sistema agroalimentare italiano, rappresentano uno strumento valido per far emergere vocazioni territoriali e qualità delle produzioni alimentari, ma lasciano sostanzialmente irrisolti tutti gli altri nodi. Ecco perché ci sarebbe bisogno di diffusi sistemi alimentari locali, adattati ai contesti territoriali, non solo per quanto concerne la produzione, in modo da affrontare l’insieme delle esigenze legate al cibo. Questi sistemi darebbero un contributo alla riduzione dei gas serra, favorirebbero la tutela e la diffusione dell’agro-biodiversità, darebbero respiro alle piccole aziende agricole, migliorerebbero l’accesso al cibo, aiuterebbero a ridurre gli sprechi e a creare meccanismi solidali verso le fasce più deboli. E quindi si potrebbe immaginare una rete di sistemi alimentari locali a comporre un Sistema Alimentare Nazionale, in grado di prendere in carico e coordinare tutte le problematiche connesse alla produzione, distribuzione e consumo del cibo, dalla sostenibilità ambientale a quella economica e sociale.

Image: Background photo created by valeria_aksakova – www.freepik.com

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Una risposta

  1. Carlo ha detto:

    Informare per formare

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