Le soluzioni di Legambiente? No grazie.

Pesaro, 7 febbraio 2023. SEquS, unitamente all’ing. Girardi membro del suo Comitato Scientifico Nazionale, risponde come segue al circolo di Legambiente Marche relativamente all’articolo dal titolo “L’impianto industriale è la soluzione migliore” comparso sulla testata “Corriere Adriatico” in data 25 gennaio: “non con mera propaganda del solito gigantismo impiantistico tardo novecentesco è possibile pensare di continuare oggi, nel 2023, a far breccia tra la gente e tra i politici. Tutti sanno che la transizione ecologica rifugge dalle logiche passate di grandi centrali tanto nella produzione energetica quanto nella gestione dei rifiuti.

Rispetto a quanto affermato nell’articolo relativamente al fatto che il compost che esce dal biodigestore anaerobico sia di alta qualità possiamo certamente dire che non è così, e spieghiamo perché. L’impianto AEROBICO (processo naturale di degradazione della frazione organica, senza necessità di utilizzo di combustibili per riscaldamento e di acqua di falda da prelevare e neanche di acque superficiali in cui scaricare) produce un compost di alta qualità subito utilizzabile come ammendante agricolo e fertilizzante naturale proprio perché i rifiuti organici in ingresso sono controllati nel quantitativo e nella provenienza e sono solo quelli urbani e non industriali. Al contrario, i digestati degli impianti ANAEROBICI (processo della frazione organica al chiuso, con utilizzo di acqua di scarico e motori di riscaldamento) non sono ammendanti agricoli! Lo potrebbero diventare se fossero successivamente compostati con un ulteriore impianto di compostaggio e se ovviamente nella prima fase di digestione anaerobica non avessero perso tutto il carbonio che serve per produrre il metano. Ma non succede quasi mai perché l’obiettivo è la produzione di biogas e non di compost! In più, i digestati possono contenere metalli pesanti e sostanze chimiche, essendo ottenuti anche da rifiuti organici industriali spesso contaminati da prodotti chimici nocivi. Infine, i digestati non compostati sono rifiuti da smaltire ed addirittura devono andare in discarica per “rifiuti speciali”, altro che compost… Il d.lgs 152/2006, tra l’altro, dà due definizioni diverse del compost ottenuto da impianti aerobici e dei digestati; anche le direttive europee ammettono, nei digestati, la presenza di sostanze inquinanti che ne inficiano l’impiego sano e legale sui suoli.

A Legambiente inoltre proponiamo un altro argomento di politica energetica e ambientale su cui con tutta evidenza non ha bene riflettuto: se tutto l’organico prodotto in Italia pari a circa 8-10 milioni di tonnellate venisse tramutato in biometano, si riuscirebbe a soddisfare un fabbisogno pari allo 0,9 % del fabbisogno nazionale di metano annuale. E questa stima è al lordo dei quantitativi di metano e gasolio fossili che servirebbero per il funzionamento dei riscaldatori dei digestori anaerobici nonché per i tir che servirebbero (per quello di Talacchio circa 60 al giorno) per trasportare da ogni parte d’Italia i rifiuti da trattare e i rifiuti da smaltire.

Teniamo inoltre a precisare che il compostaggio, come ogni altra degradazione naturale aerobica, produce CO2, è altrettanto indubbio che tale produzione naturale è nettamente inferiore rispetto alla digestione anaerobica dei rifiuti organici ma soprattutto gli impianti di solo compostaggio NON producono metano, un gas 60 volte più climalterante della CO2!

Altra informazione sulla quale fare delle valutazioni serie: il costo di centrali anaerobiche arriva anche a 600/700 € tonnellata trattata, mentre i piccoli impianti comunali associati al compostaggio domestico e di quartiere costerebbero fino alla metà per tonnellata trattata e garantirebbero fino al doppio dei posti di lavoro.

Se Tivoli è il primo Comune in Italia per la riduzione della produzione di rifiuti è anche perché da anni sensibilizza ed organizza iniziative contro gli sprechi ed in particolare quello alimentare, in collaborazione con i suoi cittadini e varie attività del settore della ristorazione. La priorità è data alla “R” più importante, quella della Riduzione. Precisiamo che la “R” di recupero di energia viene elencata per ultima nella gerarchia europea del trattamento dei rifiuti imposta a tutti gli stati europei, dopo il Riuso e il Recupero di materia.

Un altro tema da non sottovalutare è la sicurezza dei cittadini: lo scorso dicembre è esploso uno dei gasometri del biodigestore della città di Chiari. Oltre al pericolo del fuoco, si è disperso tutto il metano nell’atmosfera, mentre a regime si diffonde per perdite fisiologiche comunque il 5% del metano prodotto, ricordiamo ancora una volta, comunque 60 volte più climalterante della CO2.

SEquS invita infine a considerare che ogni digestore è finalizzato a trattare rifiuti e paradossalmente a produrne altri, a cui si devono aggiungere fiumi di acqua sottratti alle falde acquifere e quantità di CO2 rilasciate nell’atmosfera pari alle quantità di metano prodotto. Rimane chiaro che sono impianti che non risolvono il cambiamento climatico, ma appaiono essere alla resa dei conti tecnici purtroppo impianti finalizzati all’accelerazione dello stesso riscaldamento globale.”

Il Circolo SEquS di Pesaro

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