L’illusione dell’auto elettrica

Apprendiamo che per fronteggiare l’attesa crisi energetica (in realtà già in atto), la Svizzera ha studiato una serie di provvedimenti che, tra gli altri settori, interessano anche la mobilità. In particolare, la proposta di legge varata dal Consiglio federale della Confederazione Svizzera prevede un vero e proprio divieto di circolazione per le auto elettriche. Con poche deroghe: spesa, lavoro e questioni mediche.
Anche la Svezia ha deciso di tagliare gli incentivi all’acquisto delle auto elettriche, finora presentate come la panacea di tutti i mali.
SEquS ha sempre sostenuto che le politiche globali di incentivo alla mobiliità privata elettrica siano profondamente sbagliate perchè più che altro atte a servire la transizione delle vendite per i produttori automotive dal fossile all’elettrico. Dietro queste politiche tuttavia non vi è una vera visione vocata alla sostenibilità ambientale, non solo perchè la produzione di auto elettriche è altamente impattante sull’ecosistema e basata su un’economia altamente estrattiva e predatoria, ma anche perchè una strategia davvero sostenibile dovrebbe mirare a ridurre il dispendio e il consumo di energia e di materiali, rinnovabili e non, incentivando semmai la mobilità pubblica, condivisa, non certo il passaggio delle auto private da fossile ad elettriche, il cui possesso rischia anche di generale pericolosi effetti rimbalzo del loro utilizzo e quindi dei consuni finali.
Occorrono insomma meno auto, non più auto elettriche.
Riteniamo schizofreniche e pericolose le politiche keynesiane basate su incentivi statali dati tra l’altro a pioggia, indipendentemente dal reddito, come abbiamo visto del resto attuare ormai in tanti altri settori, perchè si scontrano poi con la realtà, ossia con la limitazione fisica delle risorse e innescano enormi fenomeni inflattivi di settore.
In questa enorme e prolungata crisi energetica ora, la presenza di milioni di nuove auto elettriche estremamente potenti, pesanti ed energivore, creerà grossi problemi alle reti elettriche nazionali, andando a competere con la domanda per servizi essenziali dei cittadini e considerando anche che in molti stati, l’energia elettrica è comunque prodotta in centrali alimentate da combustibili fossili, come gas, petrolio, carbone.
Gli stati più lungimiranti e democratici iniziano già a cambiare rotta per prevenire gravi problemi. L’Italia, come al solito, non è tra questi, in attesa di schiantarsi, come sempre, contro la realtà.