O decresciamo e abbandoniamo il consumismo, oppure i tornado e i fenomeni estremi aumenteranno.


I fenomeni meteo estremi ci sono sempre stati, ma mai con questa intensità, frequenza, diffusione geografica come da un decennio a questa parte.
Chi è il “responsabile” di queste catastrofi? Basta guardare il picco “artificiale” dell’incremento delle temperature nei millenni per intuirlo, come illustrato sotto.


La quasi totalità del mondo scientifico concorda nel definire la causa del cambiamento climatico, che dà origine a questa intensificazione dei fenomeni estremi, come antropica.
Tutta l’energia, il calore aggiuntivo, sprigionato dall’immensità delle attività umane nel pianeta, dalle isole di calore urbane, vengono assorbiti dall’atmosfera, dai mari, dai cicloni, dai sistemi nuvolosi e poi scaricati a terra dalle perturbazioni meteorologiche nelle forme violente che abbiamo visto in questi giorni di Luglio o a giugno con le alluvioni Romagnole, piuttosto che con prolungati periodi di siccità estrema, che amplificano gli effetti degli incendi boschivi, a loro volta tutti di origine e mano umana.
Più precisamente, la causa è il modello economico vigente che abbiamo adottato dalla rivoluzione industriale in poi, del tutto insostenibile e arrivato al capolinea, legato al capitalismo, al modo di produzione industriale, al consumismo come leva delle aziende per estrarre, produrre, vendere, accumulare sempre di più, al prezzo di aver destabilizzato completamente il clima, la natura, la biodiversità, il pianeta intero.
La società, ammaestrata da decenni di marketing e pubblicità ingannevoli, concentrata sempre più nelle aree urbane, è l’ingranaggio ideale per questa visione neoliberista e capitalista, predatrice e consumistica del mondo, i politici il suo braccio armato. La città è il luogo ideale per lavorare, guadagnare, spendere, consumare, produrre rifiuti in un ciclo infinito e crescente. Le aree urbane costituiscono ormai enormi isole di calore, che aggiungo danno al danno, cedendo ulteriore energia ai sistemi nuvolosi instabili.
La pianura padana colleziona troppi record negativi: con le sue industrie, le ciminiere fumanti da decenni, il suo traffico congestionato da TIR e veicoli privati, i suoi aeroporti pieni zeppi, la maggior densità di popolazione e di edificazione del pianeta, i suoi allevamenti intensivi sterminati, il suo tasso di inquinamento tra i peggiori del pianeta, sta contribuendo come pochi, a livello globale, a questa catastrofe. E con lei, tutti i suoi cittadini e i suoi politici.
In molti paesi, come quello dove risiedo, si arriva addirittura ad avere grosse aziende inquinanti e maleodoranti fin dentro il paese, vere e proprie bombe chimiche. Tutto “a norma di legge, così ci assicurano.
Quindi, i disastri di questi giorni, le vittime, i danni al “capitale”, non sono colpa del “cambiamento climatico” casuale, ma nostra.
Vediamo quindi più precisamente chi sono i responsabili e cosa potremmo fare per trasformarci da causa in soluzione del problema:
Coloro che hanno svenduto il territorio e il pianeta al consumismo, sono ad esempio le categorie dei costruttori, degli industriali, i trasportatori, gli agricoltori e allevatori intensivi e tutta la politica complice che ha svenduto i propri territori e tradito la proprio popolazione che invece avrebbe dovuto tutelare, approvando qualunque nefandezza, le richieste dei palazzinari senza scrupoli, le richieste degli speculatori dei centri commerciali, dei centri logistici, gli insediamenti industriali magari fin dentro alle città, le “Pedemontane”, i politici che hanno svenduto gli ultimi prati alla speculazione edilizia, dei privati che con i loro terreni si improvvisavano imprenditori edili, dell’arricchimento facile.
Siamo pieni di esempi attorno a noi, ovunque. E spesso gli stessi cittadini sono più o meno inconsapevoli clienti finali di tutte queste attività altamente dannose.
Avallando così questi modelli nefasti di sviluppo vocato al più bieco consumismo e sviluppo di qualunque tipo di progetto di business si è poi alimentato, come in una spirale perversa, ulteriore inquinamento e emissioni generate dal traffico di mezzi privati, pesanti, per spostare e per andare a comperare questo mare di merci spesso inutili e dannose da una parte all’altra, ergendo a fulcro e nuovo agorà della società moderna, quasi a luogo preferito di incontro, l’iper centro commerciale fuori città.
Le città della Brianza, ad esempio, sono si ricche (per pochi) ma il prezzo dell’industrializzazione diffusa in ogni quartiere è un traffico paralizzato, TIR che pervadono le strade in ogni ora del giorno, un inquinamento che non ha eguali, un effetto “isola di calore” di ben oltre 5 gradi rispetto alle poche zone rurali rimaste attorno ai paesi.
I politici, gli assessori, le giunte regionali e comunali, perseguendo chissà quale bieco ideale, certamente interessi economici o finanziamenti elettorali, hanno approvato e avallato nei decenni e ancora oggi, patti e progetti scellerati, di industrie dentro alle città, allevamenti zootecnici, centri commerciali del tutto inutili che hanno oltre tutto ucciso l’economia sana, famigliare, locale, hanno approvato ad ogni angolo dei loro paesi progetti legati ai modelli deleteri di ristorazione fast food delle grandi catene internazionali, non rendendosi conto (o forse si) che al contempo stavano svendendo il futuro e la salute dei cittadini e dell’ambiente che ci ospita, contribuendo al disastro ambientale e climatico ormai irreversibile. Questi non erano e non sono politici, ma affaristi. E hanno il coraggio di auto definirsi ecologisti o di perseguire valori sociali e di equità, quando era vero l’esatto opposto. La società d’oggi è infatti estremamente iniqua. Altro che valori e ideali di Sinistra.
Questa classe politica ingannatoria ha pesantemente peggiorato la situazione sociale, economica, ambientale rispetto al passato, privando le future generazioni di un futuro decente.

Cosa possiamo fare quindi noi, come cittadini?
Non aderire più al mantra neoliberista e produttivista del consumismo sfrenato, cambiare modelli di alimentazione andando verso modelli vegetali e riducendo fortemente/eliminando la carne (settore causa di dolore per gli animali e tra i maggiori emettitori di gas climalteranti, antibiotici, inquinanti, divoratori di acqua e risorse), evitare la produzione dei rifiuti/imballaggi, auto-produrre tutto il possibile, evitare di volare e fare crociere per diletto, ridurre l’utilizzo dell’auto privata, cambiare il modo di votare scegliendo solo chi mostra competenza e obiettivi sostenibili ed ecologisti, pretendere che chi ci amministra faccia davvero il bene comune, piantumi e rinverdisca le città, attui una vera cura del verde, rinaturalizzi i centri abitati, faccia smettere di costruire, trasformi l’esistente in chiave di efficienza con pareti e tetti naturali verdi e tante altre cose. Tutto ciò ha un minimo comune denominatore: una decrescita selettiva e coordinata, guidata da uno spirito parsimonioso e l’eliminazione degli sprechi.
Ma in primis dobbiamo cambiare stili e filosofia di vita e cambiare la politica e i politici che ci hanno portato fin sul ciglio del burrone.

Ing. Fabrizio Cortesi, membro del direttivo di SEqUS (Sostenibilità Equità Solidarietà)

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. Daniela carla macchi ha detto:

    niente di più vero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi!

Condividi questo contenuto!