Overshoot Day 2019
di Maurizio Pallante
Il Global Footprint Network ha comunicato che quest’anno l’oveshoot day è sceso al 29 luglio. Le risorse rigenerate dal pianeta nel 2019 saranno consumate tre giorni prima dell’anno scorso. La notizia è preoccupante, ma non inattesa. Fino a quando l’economia dei Paesi industrializzati sarà finalizzata alla crescita della produzione di merci aumenterà il consumo delle risorse e aumenteranno le emissioni metabolizzabili dai cicli biochimici, ma in quantità superiori alle loro capacità di metabolizzarle, e aumenteranno le emissioni di sostanze di sintesi chimica non metabolizzabili. Questo rapporto è talmente evidente che non può essere visto soltanto da chi non lo vuole vedere, perché mette in discussione il pilastro fondante delle società industriali. L’unico leader mondiale ad averlo messo in evidenza è, non a caso, un leader spirituale che non ragiona in termini economici. Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’, scrive: «Non ci si rende conto a sufficienza di quali sono le radici più profonde degli squilibri attuali, che hanno a che vedere con l’orientamento, i fini, il senso e il contesto sociale della crescita tecnologica ed economica». (n. 109).
L’ulteriore scivolamento dell’overshoot day è solo uno dei segnali del fatto che la crescita economica ha superato i limiti della sostenibilità ambientale. Purtroppo ce ne sono altri allineati su questa tendenza.
Le emissioni di gas serra (l’anidride carbonica derivante dalla combustione delle fonti fossili e il metano contenuto nelle fermentazioni enteriche dell’enorme numero di ruminanti allevati industrialmente) hanno superato le capacità della biosfera di metabolizzarle. Le quantità non metabolizzate si concentrano nell’atmosfera, innalzando la temperatura terrestre e innescando i mutamenti climatici di cui l’umanità ha appena iniziato a subire le conseguenze.
La riduzione degli stock di molte risorse non rinnovabili (in particolare le fonti fossili e alcuni metalli) ha causato e sta causando un numero crescente di conflitti per impadronirsi dei giacimenti residui.
Le sostanze di scarto dei prodotti di sintesi chimica, che la biosfera non è in grado di metabolizzare, generano forme di inquinamento sempre più diffuse: in tutti gli oceani galleggiano masse di poltiglie di plastica grandi come gli Stati Uniti; aumentano nell’aria, nel ciclo dell’acqua, nei suoli e nei cibi, le concentrazioni di sostanze inquinanti utilizzate in molti processi industriali e in agricoltura; aumentano le micro e le nanoparticelle emesse dai processi di combustione, tra cui la combustione dei rifiuti. Da tutto ciò deriva un aumento dell’incidenza di malattie mortali. Secondo l’oncologo Umberto Veronesi, la percentuale delle persone che si ammalano di tumore in Italia sta salendo dal 50 per cento ai due terzi della popolazione.
La fertilità dei suoli agricoli e la biodiversità si sono drasticamente ridotte, le popolazioni ittiche si sono dimezzate.
La gravità raggiunta dalla crisi climatica è testimoniata dalla frequenza con cui si stanno verificando alcuni fenomeni meteorologici anomali. Solo alcuni esempi tra quelli apparsi sui mezzi di comunicazione di massa nei mesi di giugno e luglio del 2019. A giugno Anchorage, la più grande città dell’Alaska, nonostante i suoi oltre 61 gradi di latitudine, benché bagnata dal Pacifico e circondata – finché dura – da sterminate distese di ghiaccio – ha registrato per la prima volta una temperatura superiore ai 30 °C. Il mese di giugno in Europa è stato il più caldo dagli anni settanta dell’800, quando sono iniziate le rilevazioni sistematiche delle temperature. Il mese di luglio è stato ancora più caldo. Il 1° luglio nello stato di Jalisco e nella città di Guadalajara, in Messico, si è abbattuta una grandinata con chicchi grandi come palline da golf che depositandosi al suolo hanno raggiunto i 2 metri di altezza. L’8 luglio una grandinata durata 15 minuti ha imbiancato completamente la città di Verona, trasformando le strade in fiumi. Il 9 luglio a Pescara una grandinata con chicchi grandi come arance. Il 25 luglio Parigi ha vissuto la giornata più calda della sua storia: 42,6 °C. Il record precedente era stato di 40,4 °C nel 1947. Nella stessa giornata Germania, Olanda e Belgio hanno superato i rispettivi primati nazionali. Nella città di Lingen, nel nord della Germania la temperatura ha raggiunto lo stesso valore di Parigi. Nella Bassa Sassonia la centrale nucleare di Grohnde è stata chiusa temporaneamente perché la temperatura dell’acqua del fiume Weser, utilizzata per raffreddare il reattore, aveva raggiunto la soglia critica dei 26 °C. In Svizzera, a Zermatt (1600 metri d’altitudine), il collasso di un ghiacciaio ha provocato improvvisamente una inondazione che ha travolto l’abitato. Lo zero termico è stato registrato a 4.800 metri di altezza. Il 27 luglio a Roma, nel corso di un nubifragio che ha reso inagibili alcune fermate della metropolitana, una tromba d’aria ha sollevato un’automobile, che aveva cercato riparo in un distributore nella zona di Fiumicino, proiettandola oltre la strada e oltre un canale di bonifica a decine di metri di distanza. La donna a bordo è morta sul colpo.
Se non si abbandonerà la finalizzazione dell’economia alla crescita della produzione di merci tutti i problemi creati dal superamento dei limiti della sostenibilità ambientale si aggraveranno.
Per attenuarli occorre un cambio di paradigma culturale che ponga come parametro di riferimento alle attività economiche e produttive la compatibilità con la fotosintesi clorofilliana.
Le innovazioni tecnologiche non devono più essere indirizzate all’aumento della produttività, ma ad aumentare l’efficienza dei processi di trasformazione delle risorse naturali in beni, in modo da fornire all’umanità il necessario per vivere bene, ma senza sprechi, utilizzando una quantità di risorse naturali non superiore a quante la fotosintesi clorofilliana è in grado di rigenerare annualmente, ed emettendo soltanto sostanze di scarto metabolizzabili dai cicli biochimici in quantità non superiori alla capacità della biosfera di metabolizzarle.
Inoltre, il cambio di paradigma culturale dovrà riformulare il sistema dei valori condivisi, liberando gli esseri umani dall’appiattimento sulla dimensione materialistica e valorizzando la spiritualità, riportando il denaro da fine della vita a mezzo di scambio delle merci, riscoprendo l’importanza delle relazioni umane disinteressate fondate sulla solidarietà, rivalutando la connotazione qualitativa del fare umano come fare bene finalizzato ad aggiungere bellezza alla bellezza originaria del mondo, e abbandonando la concezione del fare tanto, del fare sempre di più, indipendentemente dall’utilità di ciò che si fa, per far crescere il prodotto interno lordo.
Queste tematiche non sono nell’agenda politica di nessun partito, ma cominciano suscitare preoccupazioni sempre maggiori nell’opinione pubblica. È arrivato il momento che chi ha sino ad ora agito a livello culturale per suscitare una consapevolezza ecologica, si assuma il compito di portare queste istanze anche a livello politico.
Questo è il cammino che abbiamo iniziato costituendo l’associazione Sostenibilità Equità Solidarietà. Contiamo che le persone più sensibili su questi temi si avvicinino a questo progetto per rafforzarlo con le loro idee e col loro impegno.
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