Quando il frivolo non deve essere disturbato dalla drammatica protesta sulla catastrofe ambientale

Tre anni fa erano accolti come degli eroi.
Oggi nel silenzio generale vengono “raccontati” come semplici distubatori che stavano intralciando una delle cerimonie più glamour di Europa che da anni vuole fare a cazzotti con i cugini d’oltralpe di Cannes.
Nel silenzio generale di ieri, i Fridays for Future sono stati allontanati dal corteo del Climate Camp in prossimità della mostra del Cinema di Venezia, ma il punto non è nemmeno questo. Allontanati come dei normali hoologans o facinorosi delle curve nei grandi appuntamenti pallonati di Europa al suono di idranti e getti d’acqua schizzati addosso con violenza. A soli tre anni da quando prima veniva vista anche con interesse una riflessione da rivolgere l’ambiente come giusto intermezzo in una kermesse dove l’attenzione è rivolta solo a star e cultura patinata per intenditori. Questo era il bello. Riportare anche un momento di stile e di cultura su binari attuali in cui comunque una “emergenza climatica” non può passare in secondo piano.
Invece ieri l’Italia ha dato dimostrazione di quanto poco sia prioritaria questa emergenza e di quanto sia importante non intralciare lo spettacolo sul red carpet.
Nei tre giorni precedenti al corteo, nel silenzio pressochè totale dei media, salvo eccezioni, si era tenuto sempre a Venezia l’incontro decennale sulla Decrescita, cui anche SEquS ha partecipato attivamente: Con il festival in corso era un pò come vedere affiancati i ballerini sul ponte del Titanic che sta per affondare e coloro che invece, consapevoli della gravità della situazione, fanno il possibile per salvarlo. In una Venezia che è davvero il simbolo e il palcoscenico della fragilità del territorio e della totale insostenibilità ambientale per mano dell’uomo.
Sabato 10 settembre l’Italia ha lanciato un segnale di come la battaglia per la salvaguardia ambientale non goda della dovuta attenzione quando vigono le dinamiche dello “show must go on”.
Ed è proprio questa la pecca più grossa perché l’arte e tutta la filiera della Cultura avrebbero l’onere (oltre che l’onore) di preparare il sentiero che porta ad una vera transizione ecologica. E chi meglio degli artisti e di occasioni culturali come questa non raprpesenterebbero il palcoscenico migliore per lanciare suggerimenti e messaggi consolatori (e non certo minatori) attraverso la narrazione e la fascinazione di una storia raccontata sul grande schermo ?
Non sarebbe nemmeno una bestemmia poter istituire una sezione festivaliera dedicata proprio al tema ambientale se è per questo. Invece si preferisce mettere tutto a tacere ed “annacquare” nel vero senso della parola proprio la tematica madre delle priorità.
Da qui in avanti rimarchiamo con una certa insistenza non solo la nostra solidarietà a quanto subito dai Fridays ma l’importanza di come la #Cultura e l’#Ambiente debbano costituire un binomio inseparabile nel corso delle stagioni politiche (e non solo) dei prossimi anni.
Ancora più vergognoso il silenzio generale di chi è troppo impegnato a segnare i giorni che mancano al fatidico 25 Settembre.
https://www.veneziatoday.it/cronaca/marcia-climate-camp-lido-polizia.html
di Simone Sollazzo, associato SEquS Milano