S.O.S. TERRA VENETA:

APPELLO A LEGAMBIENTE, WWF, ITALIA NOSTRA, OPPOSIZIONI:

SE CI SIETE BATTETE UN COLPO!!

Dal 2017 combatto una battaglia solitaria, “silenziata” anche da molti di coloro a cui mi sono appellato per una battaglia a difesa della “terra veneta”. Alla parola “terra”, per una negativa catarsi simbolica e per un uso tecnico, politico, amministrativo, viene sottratta la sua dimensione “sacrale” per la vita di tutti gli esseri viventi e si perpetua una grave dissociazione dal suo “valore ecologico multifunzionale” attraverso l’uso del termine “suolo”, riducendola nell’immaginario collettivo a una “merce”.

In Veneto c’è urgente bisogno di impegnarsi in una lotta di “resistenza/resilienza” per fermare lo “sterminio dei prati”, a difesa  dell’essenziale e propulsiva funzione della “terra madre”  nella sua molteplice produzione di servizi ecosistemici ed elemento “connettivo” di una “visione olistica” dell’ambiente nel ciclo del carbonio, nel ciclo del cibo, dell’acqua, dell’aria. Una lotta di “resistenza/resilienza” per cercare di contrastare efficacemente un consumo “iperbolico” e “anticostituzionale” del  suolo in Veneto, occultato a opposizioni, media e cittadini da una “narrazione semantica green” sugli effetti di una vergognosa legge regionale che costituisce la “matrice politica, culturale, normativa, amministrativa”  che istituzionalizza e legittima i singoli episodi di suolicidio e di albericidio. La “galassia ambientalista” deve invece  cercare di trasformare  la “compulsiva” e “disperata condivisione” sui social dello “sterminio dei prati” e le “singole” raccolte di firme contro “singoli” episodi di “suolicidio” o di “albericidio” in una radicale, anche se molto tardiva, “lotta ambientalista” per dar vita ad una mobilitazione per chiedere:

  • attraverso un “referendum abrogativo”, l’abolizione delle 16 deroghe della legge regionale nr. 14 del 6 giugno 2017 dal titolo   “Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo”;
  • dopo un “censimento obbligatorio” dei milioni di metri cubi inutilizzati una “pianificazione urbanistica’ su base “intercomprensoriale e intercomunale”  dei quantitativi di suolo consumabile da qui al 2050 senza “nessuna deroga”  e l’obbligo al “riutilizzo e adattamento funzionale” dell’immenso patrimonio edilizio esistente e in disuso visto che il Veneto è la regione con la maggiore superficie di edifici rispetto al numero di abitanti: 147 m2/ab (Ispra 2022). 

La raccolta di firme va fatta per chiedere l’abolizione della “prassi amministrativa e urbanistica”,  discendente dagli “asset derogatori” riassunti agli articoli 4, 11, 12, 13 della legge sul suolo della regione Veneto in quanto:

  • accentua e non mitiga gli effetti climalteranti negli habitat antropizzati e priva i cittadini veneti del diritto ad una vita sana;
  • va contro l’articolo 6 della legge n. 10 del 14 gennaio 2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani; 
  • è in contrasto con i nuovi articoli della costituzione, all’art. 9 che “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e all’art. 41 quando si afferma che il “diritto all’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente”;
  • è in contrasto con l’art. 2 comma 1  lett. d) della legge regionale n.11 del 23/4/2004 “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio” che prevede  “l’utilizzo di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente”; 
  • è in palese contrasto con l’articolo 2 comma 1 lett. h) della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “gli interventi di rigenerazione urbana devono essere finalizzati alla sostenibilità ecologica e all’incremento della biodiversità in ambiente urbano” (in uno con la nuova versione dell’art.9 della Costituzione); 
  • è in palese contrasto con l’art. 3 comma 3 lett. b)  della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “sono obiettivi delle politiche territoriali individuare le funzioni ecosistemiche dei suoli anche in ambito urbano e periurbano”; 
  • è in palese contrasto con l’art. 3 comma 3 lett. c) della stessa legge sul suolo della regione Veneto (effetto ossimoro): “promuovere e favorire l’utilizzo di pratiche agricole sostenibili, recuperando e valorizzando il terreno agricolo anche in ambito urbano e periurbano”; 
  • è in palese contrasto  con l’art. 3 comma 3 lett. g) della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “ripristinare il prevalente uso agrario degli ambiti a frammentazione territoriale, prevedendo il recupero dei manufatti storici e del paesaggio naturale agrario, il collegamento con i corridoi ecologici e ambientali”; 
  • è in palese contrasto con l’art. 3 comma 3 lett. e) della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “valutare gli effetti degli interventi di trasformazione urbanistico-edilizia sulla salubrità dell’ambiente,  con particolare riferimento alla qualità dell’aria e sul paesaggio inteso anche come elemento identitario delle comunità locali”; 
  • è in palese contrasto con il comma 2 lett. a) e il comma 3 dell’art. 9 della stessa legge sul suolo della Regione Veneto (effetto ossimoro): “la giunta regionale incentiva la valorizzazione del verde urbano, degli spazi urbani aperti, pubblici e privati, nonché per la realizzazione di boschi cittadini e interventi volti a favorire l’insediamento di attività agricola urbana e il ripristino delle colture beni terreni incolti, abbandonati e inutilizzati”.

In Veneto per salvare il suolo naturale rimasto indenne dalla cementificazione bisogna dimostrare “l’incompatibilità ambientale, climatica e costituzionale”  della Legge Regionale nr. 14 del 6 giugno 2017  che, assecondando la lobby dei cementificatori, degli asfaltatori, dei cavatori, attraverso una manomissione fraudolenta del significato delle parole, delle premesse, dei principi, legittima con il passepartout della “deroga” e della “esenzione” tutti i casi più ricorrenti  di consumo di suolo. 

Schiavon Dante, Associato SEquS

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi!

Condividi questo contenuto!