Taranto: “Zona di sacrificio”?

Non è tollerabile uno Stato che continua a considerare delle zone del paese e la popolazione residente, “zone di sacrificio”. Sacrificio per cosa? Per il compromesso lavoro-salute, come all’epoca delle miniere del ‘900?

Tutta la politica italiana è complice delle Taranto d’Italia, del continuare a ragionare soltanto in ottica produttiva e di PIL senza considerare le enormi possibilità alternative di trasformazioni, di espressioni, di conversioni ecologiche dei territori verso economie davvero sostenibili, che portino lavoro equo, diffuso, utile, in equilibrio con il territorio.

Mentre l’Ilva di Taranto, da anni passata di mano al gruppo predatorio franco indiano Arcelor-Mittal, ha appena ricevuto un altro finanziamento statale di due miliardi per continuare la sua operatività mortifera, mentre i costi di energie e materie prime sono ormai proibitivi, rendendo impossibili le produzioni classiche se non dietro laute elargizioni di fondi statali o addirituttura previe rinazionalizzazioni, la nostra miope politica continua a non voler considerare l’opzione chiusura degli impianti e riconversione di Taranto verso un’economia basata, giusto come esempio, sul riciclo dei materiali, sul trattamento dei rifiuti, vocata all’agricoltura locale, naturale, di sussistenza per le famiglie del territorio, lo sfruttamento della vocazione turistica di quei luoghi una volta meraviglosi, che potrebbero essere bonificati e recuperati, creando immense possibilità di lavori davvero utili, sani, diffusi per la martoriata popolazione locale, che dovrebbe davvero essere risarcita per anni di calvario e sacrificio all’inseguimento della chimera produttivista e industrialista solo in funzione dei grandi gruppi industriali.

Guarda caso, i comparti economici che ancora tengono, tra gli unici, sono proprio legati al settore del turismo e delle produzioni alimentari di qualità.

Questo dovrebbe essere il futuro. Invece lo Stato ha appena elargito altri 2 miliardi per le continuità di produzione dell’acciaio, addirittura sbandierando sogni di riconversione all’acciao green, che ovviamente non esiste. Prima ci liberiamo di questi governanti, rimasti mentalmente all’epoca della Rivoluzione Industriale, meglio sarà per tutti noi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/09/19/ex-ilva-class-action-per-la-chiusura-delle-fonti-inquinanti-decidera-la-corte-di-giustizia-ue/6809561/

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