LETTURA CONSIGLIATA A CHI VUOLE CREDERE IN UNA NUOVA E CONCRETA VISIONE ECOLOGICA.

L’essere sotto assedio da parecchi giorni per un attacco di un virus influenzale tostissimo non mi ha impedito orgogliosamente di sentirmi parte di quell’ambientalismo senza aggettivi (da salotto, di facciata, estremistico, ecc.) in cui mi sono ritrovato leggendo il libro “Rachel dei pettirossi”. Il libro, curato da  Danilo Selvaggi, Presidente della LIPU, attraverso una scrittura piacevole, nonostante la complessità della sintesi,  ci fa conoscere la storia che ha accompagnato la pubblicazione del libro “Primavera Silenziosa”. E non solo. Il racconto che ne fa Danilo Selvaggi ci permette di scoprire la “potenza creatrice” di una “visione profonda della natura” e la “capacità divulgativa della scrittura”  che  Rachel Carson ha saputo mettere in campo.

Rachel Carson è stata una donna coraggiosa: ha sfidato negli anni 60  le multinazionali dei pesticidi e dell’agroindustria.

Rachel Carson è stata una scienziata, una biologa,  che ha usato le “conoscenze” con “coscienza morale”.

Rachel Carson è stata, siamo negli anni 60, una “femminista”, occupandosi di problematiche scientifiche che la cultura maschilista dominante considerava appannaggio degli uomini.

Rachel Carson è stata una ambientalista che ha saputo usare la “comunicazione” per conquistare consensi alla sua denuncia dell’uso massivo di pesticidi e delle conseguenze sulla salute e a trasformare la sua preoccupazione, piena di amore per la natura al pensiero di non sentire più il canto dei pettirossi, in una denuncia e in una nuova visione dell’ecologia.

Illuminante presso l’opinione pubblica fu   il suo intervento a conclusione del servizio televisivo sul libro “Primavera Silenziosa” che la Cbs  aveva, dopo lunghe esitazioni, mandato in onda:

“Secondo i detrattori della natura, le sue leggi, i suoi equilibri dovrebbero essere abrogati, come se si potesse abrogare la legge di gravità. Ma l’equilibrio della natura è fatto di relazioni tra gli esseri viventi e tra gli esseri viventi e l’ambiente, e noi non possiamo forzare bruscamente queste relazioni e cambiare qualcosa senza cambiarne molte altre. Ciò non significa che gli esseri umani non debbano in alcun modo interferire con la natura. Significa che non dobbiamo eccedere, forzare quegli equilibri a nostro vantaggio, e che se lo facciamo dobbiamo avere idea delle conseguenze. Ma l’essere umano è parte della natura, e una sua guerra contro la natura è inevitabilmente una guerra contro se stesso…io credo che la nostra generazione debba fare un patto con la natura. Mai come oggi il genere umano si è trovato di fronte alla sfida di mettere alla prova la propria maturità e la propria padronanza . Ma non padronanza della natura: padronanza di se stesso”.

“Nel sesto capitolo di Primavera Silenziosa dal titolo “Il verde manto della Terra”, Rachel racconta dell’ecosistema della salvia nel territorio degli Stati del West, cioè delle eco-relazioni tra i cespugli di salvia, il gallo della salvia, le antilocapre e il cervo dai grandi orecchi, presenze legate tra loro in un “sistema naturale in perfetto equilibrio”. In nome del progresso, cioè per soddisfare l’insaziabile richiesta di nuove terre da pascolo, ostacolate dalla presenza della salvia, gli enti per la bonifica agraria cancellano la salvia da quel territorio spianandolo  e pulendolo dall’erbaccia. Risultato: prati senza salvia e quindi senza gallo della salvia e senza antilocapre e senza cervi, sconfinate praterie ormai deserte”.(pag. 78 del libro Rachel dei Pettirossi).

Dunque un libro da leggere, anche per onorare la vita e  l’opera di questa donna coraggiosissima che, in un’altra epoca geologica  politicamente parlando (60 anni fa), ci ha lasciato un messaggio ambientalista commovente e pieno di gioia: “Possiamo viaggiare negli spazi dell’animo, dell’apprezzamento della natura, delle relazioni, dell’arte, della conoscenza, della solidarietà, dell’affetto, della convivialità, dello stare assieme, dell’amore,  che sono spazi  senza confini ma che pure ci permettono di restare nei limiti fisici del pianeta. Possiamo investire il nostro capitale di ingegno in natura e intelligenza creativa piuttosto che in iper-consumo di natura e  tossicità.”  

Grazie Rachel.

Di Dante Schiavon, associato SEquS

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi!

Condividi questo contenuto!